

Infettivologi, 'vaccini sono arma ma manca l'anagrafe nazionale'
Contro malattie che rialzano la testa 'usare bene antibiotici'
Mentre malattie prevenibili con il vaccino rialzano la testa, "in Italia non esiste ancora un'anagrafe vaccinale nazionale consultabile da cittadini e medici in modo centralizzato. Le singole Regioni e ASL gestiscono archivi separati, sarebbe utile renderli comunicanti fra di loro". A sollevare il problema è Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene Generale e Applicata all'Università degli Studi di Milano, intervenuto al convegno Antimicrobico-resistenza e Vaccini, tenutosi alla Biblioteca Spadolini del Senato. Infettivologi e microbiologi mettono in guardia. "Nel 2024 in Italia ci sono stati 1045 casi di morbillo, mentre erano stati 44 nel 2023. E di questa malattia, come abbiamo visto due giorni fa con il caso di Liverpool, ancora si muore. Tre neonati sono morti per pertosse in autunno. La difterite si è riaffacciata in Europa", ricorda Massimo Andreoni, ordinario di Malattie Infettive all'Università di Roma Tor Vergata. I vaccini, precisa, "proteggono non solo l'individuo ma anche la collettività, impedendo la diffusione di batteri pericolosi che possono sviluppare resistenze, come lo pneumococco", che causa gravi polmoniti. Contro i superbatteri, rimane fondamentale l'uso mirato degli antibiotici. "Le infezioni da germi resistenti costano in Italia più del doppio della media Europea: tra perdita di produttività e giornate di degenza il costo medio per ogni cittadino italiano è di 58 euro contro una media Europea di 22. Non basta dare un antibiotico - ha detto Matteo Bassetti, direttore dell'Uoc Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova - bisogna dare quello giusto. Non solo in ospedale ma anche sul territorio, dove ci sono ancora tante prescrizioni inappropriate". Nuovo antibiotici mirati a infezioni resistenti, detti 'reserve', sono stati sviluppati negli ultimi anni. "L'Agenzia italiana del farmaco di recente li ha inseriti nel fondo per i farmaci innovativi, permettendo così alle regioni di usufruire di risorse per comprare terapie molto costose ma salvavita quando altre non sono più efficaci. "È un segnale importante di consapevolezza - conclude Stefano Vella, professore di ricerca clinica all'Università di Tor Vergata - ma queste armi devono restare l'ultimo approdo. Mentre l'obiettivo è anche far sì che i batteri circolino meno, grazie ai vaccini e a diagnosi di laboratorio più accurate, in grado di identificare, per un determinato batterio, l'antimicrobico più efficace".
T.Menon--MT